Gli guardi le mani. Gli guardi le mani e poi sali sugli avambracci. Gli guardi le mani che si muovono tra le carte, con le carte, nelle carte. Gli guardi le mani e ti illudi che siano le stesse. Sorridi alle sue battute. Guardi il bambino che cerca di scoprire il trucco. Sorridi in generale. Sorridi al bambino. A te stessa. Guardagli le mani, come facevi una volta. Pensa che forse prenderà una moneta. Affonda nel tuo passato. Straziato. Rivedi quella luce, quella penombra, quel sorriso troppo giusto. Il suo mento prominente. La sua barba dura. I suoi occhi blu. Sorridi nel tuo passato. Fissagli le mani. Lascia ondeggiare il tuo corpo lungo il flusso della nostalgia. Dolce. Struggente. Un ritmo indolente. Una nenia ossessionante. Senti l’eco della sua risata. Lasciati abbagliare dal ricordo dello scintillio dei suoi occhi. Perditi nei suoi occhi. Torna alla realtà. Chissà che fine ha fatto! Starebbe bene in questo posto. Materializza la sua persona con la forza della tua mente. Vedilo aggirarsi con quella sua faccia sorridente fra i peluches al suono di queste canzoni per bambini. Scoprilo ascendere nell’ascensore a vetri, su in alto in mezzo ai pupazzi, in mezzo ai giochi. Guardalo incantare. Guarda le sue magie, pensando che ti ha stregata. Perditi di nuovo, non lo dimenticare. Corri su per la scala mobile, corri prima all’ascensore, guardaci dentro per vederlo scomparire. Sentiti morire. Aggirati come una pazza nel reparto delle bambine, cercando la tua Costanza che non hai mai avuto, comprale un vestito. Spendi duecento dollari per un vestito che non potrà mai indossare. Non credere che non esista. Chiama la tua bambina. Torna disillusa con il pacco sotto il braccio al banco della magia. Scegli un regalo anche per lui, qualcosa che sei sicura non abbia, qualcosa che lo farà sorridere, qualcosa per cui ti ringrazierà con un bacio, qualcosa che lo farà tornare col tuo pezzo di cuore. Deglutisci lentamente. Avviati indolente verso l’uscita di questa favola, con una scatola e un vestito a fiorellini, con il retaggio di un passato che fa parte di te, che sei tu. Vai verso l’uscita, passando vicino al giocoliere che lascia cadere le sue mazze ad una ad una. Gialla. Rossa. Azzurra. Ingoiati. Senti le lacrime, vedi appannato. Vai verso la porta che gira, che gira, dietro la quale sorride il soldatino di piombo alto uno e novantacinque. Sorridi al soldatino di piombo, mentre comincia a piovere. Allunga un amano verso un panda del WWF e compra anche quello, compralo per te, per la tua solitudine, per bagnarlo, per dormirci insieme, perché sia tuo per sempre. Mettilo sotto il braccio.Voltati a guardare in alto dentro il trono-ascensore-magico assisi sul quale il tuo re e la tua principessa ti salutano. Pensa che se c’è il paradiso di certo somiglia a questo posto. Sentitene esclusa. Vai via, lasciandoti frullare dalla porta che gira. Un brivido. Rientra nel tuo giaccone. Confusa. Sbandata. Per le scale. Stordita. Nella tua casa. Straniera. Metti in fondo all’armadio il suo gioco, metti su una stampella imbottita il tuo vestito. Annusalo, non ha odore, non ha sapore, solo nostalgia. Vuoto. Pensa che forse non ce la farai a vedertelo davanti ogni volta che apri l’armadio. Rimettilo nella carta velina rosa, nella scatola rosa con la stampella rosa. Tutto. Tutto dentro. Lega bene tutto con il nastro perché non esca. Vicino all’altra scatola. Il panda lascialo sul letto.
F.M.